9 Feb 2013

A tu per tu con Michael Jenkins

Michael Jenkins è sicuramente uno dei grandi protagonisti della, sin qui, fantastica stagione del Basket Brescia Leonessa. Il suo rendimento è da vero leader: 18 punti, 5 rimbalzi e 2 assist a partita. Ecco qui la sua intervista: divertitevi!

Ciao Mike, come ti trovi qui a Brescia?
Mi trovo veramente bene. E’ una delle migliori, se non la migliore, città in cui ho giocato.

Come trovi la società, i tifosi e il palazzetto?
Tutti quanti, dalla società ai tifosi della squadra, sono stati fantastici. Grazie a loro è facile e divertente scendere in campo e giocare per il Basket Brescia. Il palazzetto è sempre molto caldo, i tifosi rendono emozionante  e fantastico giocarci. L’unica pecca è il parquet, decisamente troppo duro.

Cosa ne pensi di squadra e coach?
Non nient’altro che belle parole per loro: rendono divertente andare al “lavoro” ogni giorno.

Dove pensi che possiate arrivare in questa stagione?
Tutti stanno migliorando, penso che la squadra possa arrivare molto lontano nei Playoff. Questo ovviamente se tutti rimaniamo concentrati sul nostro obiettivo e continuiamo a lavorare duro, ma soprattutto continuiamo a pensare a una partita alla volta.

Cosa ripetere e cosa non ripetere della prima metà di stagione in questa seconda metà?
Dobbiamo continuare a giocare nello stesso modo in cui abbiamo giocato nell’ultimo mese e sicuramente non come abbiamo fatto a Dicembre.

Cosa è cambiato dal campionato belga a quello di Legadue?
La differenze principali sono, secondo me, il numero di americani per ogni squadra e il livello dei giocatori “di casa”: qui sono decisamente migliori rispetto che in Belgio.

Cosa ne pensi del campionato di Legadue?
Rispecchia esattamente quello che mi avevano detto il mio procuratore e alcuni dei miei amici che avevano già giocato qui in passato: un campionato di altissimo livello. Tra l’altro quest’anno ci sono un sacco di squadre competitive e sembra che chiunque possa battere chiunque in qualsiasi occasione.

Cosa hai dovuto migliorare per adattarti a questo campionato?
Ho solo dovuto adattarmi al metro arbitrale. Una volta messo a posto questo, sono riuscito a giocare sul livello di gioco per cui sono conosciuto.

Primo pensiero alla chiamata da parte di Brescia?
La prima cosa che ho pensato era a come la squadra si era “comportata” nella passata stagione, oltre a vedere se ci fosse qualche giocatore in squadra che conoscevo.

Qual è il miglior ricordo della tua carriera fino a questo punto?
Sicuramente la stagione nella quale ho giocato in  Germania. Non vincevamo tanto quanto stiamo facendo qui, ma quell’anno sono riuscito a far decollare la mia carriera da giocatore professionista, mostrando e provando che ero un giocatore di alto livello.

Hai un soprannome?
Mmm…no. Niente nickname.

Qual è il tuo numero fortunato?
11, come il mio numero di maglia.

Che squadra tifi?
Non tifo per una squadra particolare, mi piacciono invece tutti gli sport:  amo vedere partite emozionanti in cui atleti straordinari si sfidano dando luogo a match incredibili.

Hai un rituale prepartita?
Si, ho un rituale prima di ogni partita. Quando sono negli spogliatoi metto sempre prima la scarpa sinistra, poi la scarpa destra e le allaccio partendo da quella sinistra. Prima della presentazione dei giocatori prego, prima dell’inizio della partita e prima di rientrare in campo dopo la pausa di metà partita, tocco un tatuaggio che ho dedicato ad un mio amico che purtroppo non c’è più. Dopo averlo toccato, punto il dito verso il cielo per ricordarlo e mostrargli rispetto.

Musica e cantante preferito?
Non ho un cantante preferito, ma ascolto musica di diversi autori. Il miei generi musicali preferiti sono Hip-Hop e R&B.

Piatto preferito?
Amo il cibo piccante in generale.

Il giocatore più forte che hai incontrato/con cui ti sei allenato?
E’ una domanda tosta, perché ho giocato contro un sacco di grandi giocatori. Se però mi metto a riflettere a tutti quelli incontrati al college fino ad adesso e penso a che livello stanno giocando in questo momento, mi sento di dire Stephen Curry dei Golden State Warriors (NBA).

Miglior partita di sempre?
La miglior partita che ho giocato deve essere la finale del campionato della Big Southern conference nel 2008, che abbiamo vinto e dove sono anche stato premiato come MVP.

Attacco o difesa?
Non preferisco uno rispetto all’altra. Mi piace mostrare le mie doti di realizzatore, ma mi prendo cura anche della fase difensiva, facendo vedere le mie doti di difensore sul perimetro.

Un messaggio ad un tuo compagno di squadra?
Continuiamo a lavorare duro e cerchiamo di migliorare sempre di più. Affrontiamo ogni partita, ogni allenamento e ogni situazione con la mentalità di una squadra che può vincere il campionato.

Un messaggio ad un membro dello staff?
Nient’altro che un semplice grazie per tutto quello che state facendo per la squadra.

Grande tiratore, ottimo ball handling, difesa, passaggi, assist, schiacciate: Mike, c’è qualcosa che non sei in grado di fare? Su cosa vorresti migliorare in particolare?
Vado fiero del fatto di essere un giocatore completo, un all-around. A dire il vero so fare poco di tutto, ma non sono perfetto in qualcosa, quindi devo migliorare su tutti i fronti. Devo ancora lavorare un sacco sul parquet per riuscire ad arrivare all’obiettivo che mi sono prefissato nella carriera.

Se tu non fossi diventato un giocatore di basket professionista, che lavoro avresti fatto?
Se non fossi diventato un giocatore professionista in un altro sport, sarei molto probabilmente diventato un coach, un personal trainer o un procuratore sportivo.
 
Un grazie speciale a Mike, che ci ha concesso un po’ del suo tempo per realizzare quest’intervista.
Forza Leonessa!

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